Il 19 luglio del 1943 Roma venne bombardata dagli aerei alleati. La prima di più di 5o volte. Quel giorno di luglio venne colpito il quartiere di S.Lorenzo. E anche il cimitero di Roma venne bombardato pesantemente. Se oggi entrate al Verano, c’è un campetto, vicino all’ingresso monumentale, dove solo poche tombe sono state ricostruite. Una di queste è quella di Ernesta Lopez-Celly e di sua madre Costanza Torti.
Come abbiamo visto in un altro post, lo zio Filippo regalò al piccolo Enrico la tomba di sua nonna, che si trovava accanto al cenotafio di Giuseppe Garibaldi, per seppellirvi la madre. Ma in realtà, non avendo Enrico neanche otto anni, fu Tito Chierici a prendersi l’impegno, anche economico, di far realizzare la sepoltura. Che doveva essere diversa da quella di oggi, a leggere il dettagliatissimo “conto di lavoro” che il “capo d’arte” Luigi Cortellacci consegnò a Tito il 14 ottobre 1889, riscuotendo 512,63 lire (circa duemila euro): doveva esserci una sponda verticale e una lastra per la sola Ernesta (accanto alla quale, immagino, ve n’era un’altra per sua madre). E sulla lastra c’era incisa una frase che per Tito scrisse l’amico Giuseppe Camillo Mattioli di Bologna, avvocato e poeta, nonché patriota e compagno d’esilio dei Chierici a Corfù.
Qui posa
la spoglia mortale
di
Ernesta Lopez Galantini
che
dopo il martirio della vita
magnanimemente sofferto
sperò accanto alla madre
requie suprema
—-
Nacque in Roma il 9 marzo 1844
Quivi morì l’11 luglio 1888
Questa era la scritta sulla tomba devastata dalle bombe quel 19 luglio. Sedici anni dopo, un altro documento conservato da Enrico ci dice che, dopo tre tentativi, la Commissione artistica cimiteriale dette la sua approvazione al progetto di Copritomba in data 25 giugno 1959. Un mese dopo la fattura di Simone Ferri, Fornitura e lavorazione marmi (120.600 lire, circa 1.500 euro), ci dice che il lavoro è fatto. Ed è la tomba che vediamo oggi.